Negli ultimi anni, l’ordinamento giuridico italiano ha subito diverse modifiche significative, tra cui la depenalizzazione del reato di ingiuria. Questo cambiamento è stato attuato con il Decreto Legislativo n. 7 del 15 gennaio 2016, che ha eliminato la rilevanza penale dell’ingiuria, trasformandola in un illecito civile.

L’ingiuria, secondo l’articolo 594 del Codice Penale italiano, era definita come l’offesa all’onore o al decoro di una persona presente. Prima della depenalizzazione, chi commetteva ingiuria rischiava una sanzione penale, che poteva includere una multa o, in alcuni casi, una pena detentiva. Tuttavia, con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 7/2016, l’ingiuria è stata depenalizzata e ora è considerata un illecito civile.

La depenalizzazione del reato di ingiuria comporta che, in caso di offesa, la persona offesa non può più rivolgersi al giudice penale, ma deve invece intentare una causa civile per ottenere un risarcimento del danno subito. Questo cambiamento mira a snellire il carico di lavoro dei tribunali penali, permettendo loro di concentrarsi su reati più gravi e complessi.

Questo accade anche per gli amministratori che si sentono rivolgere in assemblea accuse che, per usare un termine che si ritrova in una recente sentenze “trasmodino” in offese come quella di essere un “manipolatore contabile, infedele e sistematico”. Ma questo significa anche che i condomini (o i loro delegati) che rivolgono al professionista certe accuse devono stare attenti alle conseguenze che potrebbero avere da patire anche se il reato non esiste più, e tenere ben presenti i limiti del diritto di critica, come ha ricordato anche l’ordinanza di Cassazione n. 26325 del 9 ottobre scorso.

Il diritto di critica, infatti, è un principio fondamentale in ogni società democratica, che garantisce agli individui la libertà di esprimere le proprie opinioni e giudizi su questioni di interesse pubblico e su comportamenti di persone. Questo diritto è tutelato dalla Costituzione e rappresenta un pilastro della libertà di espressione, consentendo ai cittadini di partecipare attivamente al dibattito pubblico e di contribuire al miglioramento della società. Tuttavia, il diritto di critica deve essere esercitato con rispetto e responsabilità, evitando insulti, diffamazioni o attacchi personali, per non ledere la dignità e la reputazione altrui.

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